La diga del Vajont

Ottenere energia elettrica sfruttando l’energia potenziale dell’acqua che cade è sicuramente vantaggioso: in sintesi, si sfrutta il lavoro compiuto dalla forza di gravità (l’acqua cade dall’alto naturalmente grazie alla forza di gravità) per far girare una turbina che è collegata ad un generatore di corrente.

Nell’atmosfera, non seguono effetti inquinanti e quindi la soluzione delle centrali idroelettriche sembrerebbe essere altamente ecologica, sostenibile e rinnovabile!

Purtroppo creare bacini artificiali, laddove la natura non li aveva da se stessa “previsti”, può creare pericolose situazioni dalle conseguenze talvolta catastrofiche. La storia della diga del Vajont – costruita alle soglie del boom economico dell’Italia degli anni ’60 del secolo scorso – ha tanto da insegnare:

è giusto progettare ed innovare, ricercare modi sempre più proficui per ottenere l’energia, una risorsa essenziale per lo sviluppo economico di ogni società moderna. Ma non è bene “sfidare” la natura e i suoi delicati equilibri.

Nella vicenda del Vajont, quando tutti sembravano vedere solo i lati positivi nella costruzione della diga, solo TINA MERLIN, una giornalista legata agli ambienti della sinistra comunista (guardata con molto sospetto dalla classe politica ai vertici dell’Italia dell’epoca), cercò di far conoscere i rischi a cui si stava andando incontro. Non fu ascoltata.

Nel video qui sotto Geopop racconta in maniera chiara cosa è accaduto.

La vicenda è narrata nel bel film: https://youtu.be/cI78Yd1QLwM

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